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Preoccupazione in alta quota

16 luglio 2025

Cani_pastoriDa qualche anno a questa parte è tornato alla ribalta il problema della convivenza tra grandi predatori e comunità, anche nelle zone dell’arco alpino orientale. Ne parliamo con Elio Rezzoli, presidente della Società Agricola.


Per affrontare la situazione e tutelare tutte le creature coinvolte nei territori interessati si sono moltiplicati interventi di tecnici, studiosi, start-up e progetti in tutta Europa. Life Wolfalps EU, che coinvolge le regioni alpine di Austria, Francia Italia e Slovenia, ad esempio, collabora naturalmente con le numerose regioni alpine svizzere mirando alla salvaguardia del lupo e delle greggi. A rendere molto spinosa la questione è che spesso si tratta di sopravvivenza di una categoria a discapito di un’altra in un corto circuito dove una sola cosa sembra chiara: qualcuno è di troppo. Gli elementi da considerare sono la sicurezza, l’economia e, di fondo, se è possibile e legittimo stabilire una gerarchia di priorità.

Allevatori, ambientalisti e comuni cittadini sono portatori di istanze che vengono affrontate negli uffici e non sui pascoli; la protezione del bestiame o della biodiversità può significare saccheggio o aggressività di lupi, di plantigradi, di cani pastore o di chi dovrebbe farsi giustizia da solo.

Affinché la convivenza non degeneri, in Svizzera i Cantoni possono chiedere all’UFAM (ufficio federale dell’ambiente) l’abbattimento preventivo di branchi di lupi: quest’ultimo ha requisiti rigorosi e salvo richiesta di ricorso da parte delle organizzazioni ambientaliste.
Raramente si giunge a decisioni valide per tutti. Si veda l’articolo dell’11 marzo 2025: “Lupi nei Grigioni“, dove l’ULP (Ufficio per la caccia e la pesca) e il Parco nazionale contestavano l’uno la condotta dell’altro.
Ciò che gli allevatori possono introdurre sono i recinti elettrificati e le fototrappole per dissuadere i predatori e proteggere il bestiame.

La popolazione ha modo di esprimere il proprio parere con petizioni ma chi si sente maggiormente coinvolto è chi vive di pastorizia o chi lavora affinché il territorio possa beneficiare dei propri pascoli curati e voluti con tanto impegno. Mario Scaramella, presidente del consorzio di Starleggia, si preoccupa che pian piano le cime possono tornare ad essere abbandonate e incolte facendo preferire agli allevatori quote più basse e, di conseguenza, ai villeggianti mete meno frequentate dai predatori.

Condivide le preoccupazioni Elio Rezzoli, presidente da tre anni della Società Agricola, proprietario di una settantina di capi. Il lupo rappresenta un grosso problema, se si continuerà a trovare nel suo habitat senza un intervento radicale; ciò si va ad aggiungere a tutta una serie di problematiche che rendono la professione del contadino a rischio estinzione. Nei 30 anni di esperienza personale, ha vissuto in prima persona diversi fattori che complicano sempre più la vita dell’allevatore, in primis il cambiamento climatico e le politiche agricole.

Tra i predatori, il lupo è il più dannoso: se la lince può attentare ad un capo, il lupo, da vero killer, decima un gregge e se sottrae i “capi popolo”, quegli animali che guidano il resto delle bestie, per il contadino ciò rappresenta un grave danno che richiederà un lavoro di altri cinque anni prima che nuove capre o pecore conoscano bene le strade e trascinino le compagne in luoghi sicuri, senza esitazioni  C’è la sensazione da parte degli allevatori che le loro problematiche vengano minimizzate, quando non vengano addirittura additati come responsabili di poca cura delle greggi.

Secondo le associazioni di grandi predatori l’unica soluzione è eliminare la presenza del lupo, altrimenti si costituiranno uno o più branchi e la natura farà il suo corso, facendo si che si combattano tra di loro.
Attualmente in Bregaglia nei 12 alpeggi disseminati tra i monti di Soglio a Maroz vivono 400 pecore e 150 capre, una cinquantina provenienti da fuori, indicativamente dal 20 maggio al 20 ottobre.
Questa stagione è iniziata con difficoltà: il pastore ha abbandonato l’incarico, incapace a gestire i cani da protezione e per alcune settimane si è dovuti provvedere al posto vacante trasportando con elicotteri reti di protezione con costi aggiuntivi e grandi disagi.

I numeri della pastorizia in Valle sono esigui, come esiguo è il guadagno medio orario per un allevatore, calcolato in 13 franchi e mezzo dalla confederazione presidenziale grigionese.
In caso di predazione bisogna allertare il veterinario e solo la presenza del DNA del lupo su un capo mancante da un alpeggio con recinzioni e cani da protezione da diritto ad un risarcimento. Se la situazione non migliorerà è presumibile che un giovane intenzionato a fare il contadino non lo troverà conveniente, come sempre più pensionati con la passione per la pastorizia demordano e abbandonino l’impresa.

Pastori

Donatella Rivoir

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