L’algoritmo è intelligente, ma non sapiente
Di Livio Zanolari.
L’intelligenza artificiale invade la nostra quotidianità. Lo si voglia o no siamo costretti, o se volete, abbiamo il privilegio di essere ormai avvolti dalla tecnologia. Non abbiamo altra scelta, fa parte di noi stessi da mattina a sera: “Il potere dell’IA detta ritmi e algoritmi.”
Come comportarci di fronte all’avvento epocale che stiamo vivendo? Certo, ci possiamo concentrare sulle sue straordinarie potenzialità dell’IA e trarre i benefici che concede, ma dobbiamo stare attenti alle insidie che serpeggiano davanti ai tanto amati schermi.
Desidero illustrare questa contrapposizione, con aforismi: “Con l’IA le imprese fanno impresa”, “L’IA subisce ogni potere per imporre più potere”, “Chat GPT è servile all’inverosimile”.
L’uomo è sapiente, lo strumento tecnologico no. Questa constatazione elementare fa capire che l’intelligenza umana ha tanto da dire e da proporre, che lo sviluppo dell’IA non è un potere impenetrabile e che il suo destino può essere definito o perlomeno abbozzato anche dall’intelligenza umana, se possibile con effetto proattivo e preventivo.
Grazie alle qualità che appartengono solo all’intelletto, come la consapevolezza, la saggezza dell’azione, l’onestà intellettuale, l’uomo è in grado di anticipare tanti accadimenti, di influenzare lo sviluppo dell’IA, proprio perché è sorretto da una verità imprescindibile: “L’IA ha un tremendo bisogno di sapienza”. A fronte del vertiginoso sviluppo tecnologico l’uomo dev’essere consapevole dei suoi mezzi di controllo, di guida, di gestione: “L’IA ci rende consapevoli di essere umani”.
Livio Zanolari