Sulle orme dei genitori
Giovani che riprendono l’attività dei genitori, o che seguono le loro orme. Ne parliamo con Matteo Copes.
In quale momento e come hai capito che volevi fare il mestiere, la professione di tuo padre o di tua madre?
Ho capito che mi sarebbe piaciuto fare questo lavoro durante le prime feste al bar. Mi dava molta soddisfazione vedere i ragazzi ballare e divertirsi. Lì ho capito che organizzare feste e far divertire le persone sarebbe stato parte del mio futuro.
Nell’imparare il mestiere ti ha facilitato il fatto che tuo/tua padre/madre praticava già questo lavoro?
Senz’altro il fatto che mia madre abbia sempre fatto questo lavoro mi ha facilitato ad apprendere il mestiere, soprattutto a livello umano nel rapporto con le persone. Mi ha insegnato ad animare le serate, ad avere contatto coi clienti a farli sentire a casa propria in un ambiente gioioso e di festa.
Ti andrebbe di raccontare un episodio di quando accompagnavi uno dei tuoi genitori al lavoro?
Non c’è un episodio particolare che mi giunge alla memoria, ma ricordo i tanti pomeriggi passati da bambino al vecchio bar di mia mamma, il leggendario “Bar Disastro” , è lì che iniziai ad aver contatto col mondo del bar.
Cosa cambieresti del modo di condurre il lavoro da parte dei tuoi genitori e cosa ti piacerebbe mantenere?
Penso che mia madre sia molto in gamba a fare il suo mestiere, non cambierei nulla, anzi c’è ancora tanto da imparare.
Ci sono dei cambiamenti che hai apportato nel modo di condurre il lavoro a differenza di quanto faceva tuo papà/mamma?
Non penso di aver apportato grandi cambiamenti. Siamo persone diverse, di conseguenza ognuno ha il suo modo di essere e di interagire, ma la linea di lavoro è sempre stata la stessa.
Ti piacerebbe l’idea che uno dei tuoi figli continuasse le tue orme?
Dipende da che tipo di persone saranno. Se la loro indole li porterà ad appassionarsi a questo lavoro ben venga, ma l’importante è che ognuno si esprima per quello che è, dando via libera ai propri talenti e applicandoli nella realtà quotidiana.
P. Giovanoli