La Bregaglia nella “Guida letteraria della Svizzera italiana”
Nella serata di giovedì 20 marzo, presso la sede del campus della SUPSI di Mendrisio, si è tenuto un evento che interessa la Bregaglia. Un progetto della durata di cinque anni.
Presenti la consigliera di stato del Cantone Ticino del dipartimento dell’educazione, cultura e sport Marina Carobbio Guscetti, il direttore generale della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) ing. ETH Franco Gervasoni, diversi responsabili e un buon pubblico, si è aperta la mostra interattiva Territori di sguardi e di parole.
Paesaggi, storie, immagini della Svizzera italiana. La mostra celebra il compimento del progetto di “Guida letteraria della Svizzera italiana” e rimarrà aperta fino al 17 aprile.
Il progetto della durata di cinque anni ha visto da una parte l’Osservatorio culturale del cantone Ticino che ha permesso di osservare il territorio della Svizzera italiana attraverso le parole degli scrittori e dei poeti. Più di 3’000 citazioni, delle quali una parte relative alla Bregaglia, raccolte con meticolosità.
Una cernita equilibrata ha portato alla creazione di una mappa letteraria interattiva con la geolocalizzazione delle citazioni consultabile da chiunque a link map.geo.ti.ch
La SUPSI ha collaborato tramite i docenti e gli allievi nella realizzazione della mostra. Il compito per i più di 100 allievi che sono stati coinvolti è stato quello di realizzare immagini che avessero un legame con le citazioni ed il territorio e allestire la mostra.
La mostra è stata anche l’occasione per presentare l’ultimo fascicolo della serie “Territori di parole” relativo proprio al Grigioni italiano. La parte scritta è il frutto del lavoro di Giovanna Caravaggi collaboratrice presso l’Osservatorio e ancor prima presso il Centro di dialettologia e di etnografia del Canton Ticino.
Il fascicolo, così come i precedenti, sono disponibili in formato digitale al link www4.ti.ch
È pure disponibile una versione cartacea finita di stampare lo scorso mese di febbraio.

Un momento dell’apertura della mostra.
Walter Coretti