La prima guida italiana
Incontro con Renata Rossi. Guida delle nostre montagne.
Da quando il bisnonno era ufficiale delle dogane del re, la famiglia di Renata Rossi vive a due passi dalla frontiera italo-svizzera. Lì suo padre ha costruito una casa bella grande per la sua famiglia e lì c’è un giardino con un albero alto 30 metri. “Un paradiso”, così definisce le sue radici e il luogo dove vive e lavora, esplorato in compagnia di altri appassionati di arrampicate della Val Bregaglia: Renata Pool, custode del Sasc Furé insieme a lei dal 1974 al 1976, Arturo Giovanoli, con il quale ha fatto la sua prima esperienza di lavoro come aspirante guida, Dino Salis, capo del soccorso alpino della Bregaglia, il cui bar rappresentava il ritrovo per tutti gli alpinisti.
Ha iniziato i corsi per aspirante guida nel 1979, insieme a Serena Foit e nel 1984 è diventata la prima guida alpina donna in Italia, quando neanche in Svizzera ce n’erano ancora. Ha girato in lungo e in largo la Val Bondasca, la Val Bodengo, l’Albigna. È stata a 7’577 metri sull’Himalaya, ha arrampicato falesie in Inghilterra ad un meeting di donne scalatrici nel 1982, è stata 2 settimane per scalate estreme sulle torri di arenaria a Ceskj Ray, in Boemia, ma traspare una grande emozione quando descrive la sua attività, tra canyoning, ciaspolate, scialpinismo e cascate di ghiaccio in Bregaglia.
Si occupa, con il marito Franco Giacomelli, anche di lavori in fune, corsi di sicurezza in montagna per le aziende, corsi di soccorso e gite con le scuole, che implicano l’assunzione di grande responsabilità.
Le fatiche date dalla necessità di concentrazione e conoscenza degli elementi sui quali ci si muove, dice, insegnano a ragionare velocemente e a destreggiarsi tra acqua fredda, rocce e sole.
Nell’edizione de Il Grigione Italiano, di giovedì 20 marzo, potrete leggere del libro di Chiara Todesco, in cui si parla di montagne e di Renata Rossi.
Donatella Rivoir